Fedeltà al proprio desiderio di amare
Ciò che ha provocato la morte e la sofferenza di Gesù, come è evidente, è l’odio e la violenza di quelli del suo mondo che non potevano sopportare la presenza di un uomo giusto e innocente. Perché? Perché la sua presenza rivelava il loro male. Quale male? Il loro rifiuto di amare. Il loro rifiuto della possibilità più preziosa e più fragile di ciascuno, che ci è tanto facile soffocare. Non potevano tollerare questa rivelazione. Era per loro insopportabile.
È ciò che capita ogni volta che una persona giusta, integra, innocente sceglie di essere fedele fino in fondo al proprio desiderio di amare. Penso all’esempio di Pierre Claverie, vescovo di Algeri. Aveva scelto di amare il popolo algerino: i cristiani come i musulmani. Non cercava di convertire questi ultimi, ma solo di far loro conoscere la proposta del Dio Amore. Per gli integralisti musulmani, la sua presenza era intollerabile. Rivelava loro il loro male, il loro rifiuto di amare, il soffocamento a cui sottoponevano quella fragile possibilità in loro che è la possibilità di amare. Conosciamo il seguito. Al ritorno da una funzione in memoria di sette trappisti assassinati qualche mese prima, fu lui stesso dilaniato da un esplosivo collocato nella sua automobile.
La croce di Gesù rivela al tempo stesso ciò che c’è di meglio e ciò che c’è di peggio in ciascuno di noi. Ciò che c’è di meglio, il nostro desiderio di amare. Ciò che c’è di peggio, il rifiuto della nostra possibilità di amare. Non è dunque sbagliato pensare che ogni volta che rifiuto di amare, ogni volta che agisco in contraddizione con l’aspirazione più fondamentale del mio essere, ogni volta che soffoco in me il desiderio profondo di amare, faccio qualcosa che perpetua la crocifissione del Figlio di Dio.
Benoit Garceau