Seconda settimana di Quaresima (3)

Gesù accende lampi con la sua umanità. Nel sussulto di un incontro passa la salvezza

15 Marzo 2025

Quando una donna lo fece sognare

Una donna incrocia il cammino della nostra Quaresima. Benedetto l’incontro. E benedetto chi dei due – lei o Gesù? – l’ha raccontato. Così il racconto ha trovato ospitalità nel Vangelo. Ebbene nella narrazione mi sembra che siano alluse immagini della fede: la loro bellezza mi seduce, e, nel sedurmi, lascia un insegnamento prezioso per i miei passi. Prezioso. E su queste immagini vorrei indugiare. Chissà quante volte – mi dicevo leggendo – chissà quante volte la donna aveva fatto quella strada dalla città al pozzo e dal pozzo alla città. E l’acqua – diceva bene Gesù – non le toglieva la sete per sempre. E chissà quante volte su quella strada si sarà lasciata prendere da pensieri. Perché, al contrario di quello che qualcuno potrebbe pensare – anche nella Chiesa purtroppo! – le donne hanno un pensiero. C’è – per grazia – un pensiero femminile. Per fortuna meno apodittico, meno rigido, meno prepotente di quello maschile, perché curvato sulla vita. Se leggi attentamente il racconto, tra riga e riga scopri questo pensiero. Che alla fine incanta anche Gesù. La donna del pozzo e i suoi pensieri. Confesso che, leggendo, mi bussava un pensiero: chissà quante volte la donna di Samaria, donna delle domande, nell’andare avanti e indietro, in quel silenzio, si sarà interrogata sulla sua storia (poi troverà in Gesù chi la rimanderà a quella storia). Dico la storia dei suoi amori, un’altra sete mai sedata, un camminare verso il pozzo di un amore e un ritornare in sete. Come se la sete non le si fosse placata nel cuore. Avanti e poi indietro da un amore. Le era rimasta la sete. Sete d’acqua e sete di vivere. Si era sentita usata.
Quello era un giorno come tanti altri e, mai e poi mai, avrebbe pensato che non sarebbe stato un giorno come tanti altri e che quel giorno le avrebbe riservato una sorpresa, la sorpresa delle sorprese. Perché Dio – perdonate il verbo – si infila nel corso delle cose più ordinarie, più concrete, più umane: si infilò nel suo andare per acqua. Ecco la cosa su cui vorrei indugiare: la cosa che sempre mi colpisce è l’aria che respira nel racconto. Prima ancora delle parole. Che non hanno nulla di una istruzione catechistica. Prima ancora c’è come un guardarsi, c’è come l’entrare dell’uno nell’anima dell’altra e viceversa. Si accende una sensibilità, c’è una percezione di bellezza, si sfiora l’intimità. E già quel chiedere l’acqua a una donna samaritana è come aprire una fessura. I passi della fede nascono da questo sentire, non dalle nozioni, ma dalle emozioni. E pericolo devastante sarebbe che questo sentire andasse impallidendo, che mancasse l’aria del pozzo.
E mentre ringrazio Gesù che si è seduto stanco al mio pozzo, mi sto chiedendo, se in giorni devastati dalle paure come i nostri, non sia possibile diventare uomini e donne del pozzo, e, al di là della fatica che facciamo, cogliere l’opportunità di creare l’aria di quel pozzo, quello di Sicar, e dirci vicinanze, e raccontarci storie e disseppellire acque, noi che in altre ore, per fretta o per disamore, abbiamo disertato i pozzi degli incontri. E donarci gli uni gli altri non parole che chiudono, ma il timbro della voce, perché è il timbro della voce che crea o no la vicinanza. Di cui abbiamo, anche di questi tempi, sete.

Angelo Casati

Libro collegato

Bolognesi Elena
Centro Ambrosiano

 16,15

Con lo stile della Lectio divina, il libro offre un ricco cammino di riflessione per il tempo della Quaresima e della Pasqua. Le omelie intense di don Casati fanno riflettere sull’uomo e sul tempo presente, con una capacità sorprendente di evitare i luoghi comuni e innalzare lo sguardo al vero senso della vita e della rivelazione pasquale. Preziose pagine utili alla preghiera e alla meditazione personale – di laici e preti – che attingono sempre alla ricchezza e alle provocazioni del testo biblico e dei Vangeli. Ed io a chiedermi se anche oggi Gesù, il Vivente, non debba essere raccontato per voce di donne, con il loro profumo, con una porta che si apre quando fuori è ancora buio ed è luna piena nel silenzio del cielo.
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