- Non è, verosimilmente, la fine della storia: fino a quando c’è generazione e ci sono generazioni, la storia non puoi fermarla neppure se volessi. Però, intanto, qualcosa della storia si è fermato: la puntina del grammofono gratta ostinatamente nello stesso solco e ripete – sia pure gracchiando sempre più – lo stesso motivo musicale. Che cosa si è fermato? E che cosa si ripete ostinatamente, girando in tondo, come un disco rotto (la metafora riflette la mia età, fate voi l’equivalenza)?
L’immagine un po’ desueta della puntina che graffia il disco in vinile, girando sullo stesso solco e suonando in modo ripetitivo la stessa melodia, ci costringe a fermarci e a chiederci con molta lucidità e pacatezza il senso del tempo che stiamo vivendo. Mentre tutto sembra ripartire a spron battuto, sarebbe sciocco non rivisitare ciò che stiamo attraversando senza chiederci il senso di quanto abbiamo provato e di quanto ancora abbiamo in animo per condividerlo in modo costruttivo, nelle nostre famiglie, nella società e nella vita ecclesiale.
In particolare, una comunità ecclesiale ha il compito di continuare a generare e accompagnare nella vita le nuove generazioni. Fermarsi e guardare con attenzione al cambiamento epocale in atto vuol dire riscoprire il gusto e la passione di quanto si è sempre fatto, non semplicemente voltando pagina per scriverne di nuove, ma lasciandosi profondamente interpellare da quanto accaduto. Quello che sembra essere solo un inceppamento accidentale ora chiede di essere riletto, ricompreso per non girare a vuoto, per non far finta che tutto sia finito, che adesso si possa innestare una nuova marcia e rimettersi in corsa. Ferite nascoste, dubbi sospesi, sentimenti spezzati, legami infiacchiti potrebbero avere il sopravvento.
Una calma serena, una riflessione pensosa, uno scambio fruttuoso possono aiutare in particolare chi, nella comunità cristiana, ha l’affascinante e impegnativo compito di riaprire menti e cuori alla speranza dando spazio all’ascolto del vissuto dei piccoli nella fede, dei loro genitori, di chi è più fragile e stenta a riprendere il cammino.
Il testo, nelle diverse relazioni offerte, invita a lasciarsi guidare da alcuni punti di riflessione che accomunano lo sforzo necessario e improrogabile delle nostre comunità a fare tesoro di quanto vissuto, aprire nuovi sentieri e ritrovare il gusto di annunciare il Vangelo, come davvero buona notizia per questo nostro tempo.
Mentre lascio il Servizio per la Catechesi dopo dieci anni di un’esperienza ricca ed entusiasmante per un nuovo ministero in parrocchia, auguro a chi continua la grande avventura di generare e accompagnare nella fede di rinnovare la passione educativa per favorire il lieto incontro con il Signore Gesù nella comunità cristiana.
don Antonio Costabile
Già responsabile del Servizio per la Catechesi