Una parabola raccontata da don Claudio Burgio attraverso le voci e le storie dei ragazzi del carcere, «Fratelli perduti e ritrovati». Due fratelli di sangue, dj Ringo e Dino Anaclerio, che dispensano aneddoti di vita vissuta nella periferia milanese degli anni Settanta. È stato introdotto così, in medias res, l’ultimo libro scritto dal fondatore della comunità Kayròs nonché cappellano del Beccaria.
L’appuntamento, al Punto Enel di via Broletto guidato da Dario Carrosio. A moderare l’incontro, promosso anche da Women Leaders International Italia, Laura Fasano, vicedirettore vicario del quotidiano Il Giorno.
«Ho colto lo spunto del “figliol prodigo”, una parabola che conoscono e interpella un po’ tutti per raccontare l’esperienza di questi ragazzi – ha spiegato l’autore don Claudio Burgio –. Ci sono due tipi di fughe possibili, una estroversa, in cui il figlio scappa, cade, fa scelte anche negative ma coraggiose, alla ricerca di un’identità. E una fuga introversa, di chi sta col padre, ma fugge in maniera diversa. Non esistono ragazzi buoni e ragazzi cattivi, ma ragazzi. Punto. Chi cambia la storia è il padre che, apparentemente debole, detta la svolta di entrambi i figli. Non si può diventare padri se non si ricorda di essere stati figli». Siamo tutti figli perduti e ritrovati, insomma.