In un delizioso racconto, che ci è stato tramandato, si parla di crociati che, nelle loro peregrinazioni, un giorno a Bassora si imbatterono in una donna, Rabi’a, una mistica islamica, che se ne andava sen za mai fermarsi, portando in un secchio dell’acqua e nel l’altro del fuoco.
A chi le domandava perché se ne andasse senza soste, portando acqua e fuoco, rispondeva che portava acqua per spegnere le fiamme dell’inferno e fuoco per bruciare il paradiso, perché, diceva, nessuno più facesse il bene per meritarsi il paradiso o per il timore dell’inferno, ma gratuitamente, solo per la gioia di farlo.
Lo scandalo del Vangelo è questo, è questa gratuità. Lo scandalo per cui Gesù fu violentemente criticato. Criticato per quel suo stare a mensa con pubblicani e peccatori. A scandalizzarsi erano i benpensanti della religione. Il loro mugugno era verso quello stile di accoglienza indiscriminata. Che Gesù difendeva con tutte le sue forze, perché ne andava dell’immagine di Dio, che lui con la sua vita andava raccontando. Non raccontava un Dio che, se sei giusto ti ama, ma se sei peccatore ti fulmina: questa era la visione meschina dei suoi oppositori, che non si sarebbero certo scandalizzati per una cena con peccatori, purché fossero convertiti! Con quelli ancora non convertiti, come faceva Gesù, no. E Lui invece a raccontare un Dio che non è stretto nel criterio del calcolo, “io ti do, tu mi dai”. A raccontare un padre che il suo sole lo fa sorgere sui buoni come sui malvagi e, così, la sua pioggia la dona al campo dei giusti e a quello degli ingiusti.
Notizia su Dio, sul volto di Dio. Per questo, anche per questo, il Vangelo è notizia buona, sorprendente. Che buona notizia sarebbe un Dio che dà secondo le prestazioni? È quello che succede normalmente, saremmo nell’ovvietà assoluta.
Angelo Casati