Domenica delle Palme (3)

Se ami veramente, non puoi trattenerti!

12 Aprile 2025

Un incontenibile andare

Al cuore della liturgia che apre la Settimana Santa è custodita la memoria del Cristo sofferente. Tra le tante memorie che segnano, alimentano, dilatano la nostra vita, questa che ci prepariamo a rivivere è la memoria essenziale, quella più luminosa. Questa memoria – lasciatemi dire – ci appartiene, noi ne siamo luminosamente segnati e nutriti. Possa questa memoria ancora una volta rinnovare la nostra vita. Perché l’aria si è fatta pesante, inquinata. Possa questa memoria fluire come aria leggera, pulita, dentro di me, dentro di noi. Non è forse questa la preghiera che dà inizio alla messa delle Palme: «Tu ci rinnovi, o Padre, per la beata Passione del tuo unigenito, fatto nostro fratello?». Come lo sentiamo! Sì, come lo sentiamo fratello!

Il carme del Servo sofferente (cfr. Is 52,12−53,12) che ancora una volta ascoltiamo non senza brividi ed emozioni, ripercorre la nascita, la vita, la passione, la morte, la sepoltura, ma anche la glorificazione di questo misterioso Servo di Jahveh. Quelle parole, vere per tanti uomini e per tante donne della storia, vere per Israele ma anche per tanti popoli della terra, trovano il loro pieno inveramento nella storia di Gesù di Nàzaret. «Cresciuto come un virgulto e come una radice in terra arida», sì, lui. Gesù, una presenza viva in un mondo in qualche misura morto, un dono luminosissimo sceso dall’alto e non certo frutto dei nostri deserti. Lui, uomo macerato, sfigurato, «tolto di mezzo con oppressione e ingiusta sentenza». Lo spingeva amore e lui non si è mai fermato. Non ha ceduto ai consigli di chi gli era intorno, di chi gli voleva bene, i suoi. Loro a consigliargli cautela, in tutti i modi a fargli capire che nella vita c’è una misura. Non si è fermato, non si è ritratto.

Ora sappiamo che cosa spingeva i suoi passi, una passione. Estrema. Per il Padre che voleva rivelare nel suo volto più vero, il volto della misericordia. Per noi, perché fosse ricreata la nostra umanità. Che si era come intristita, inaridita, rinsecchita. Una passione! Ecco è qui il cuore del racconto, del grande racconto della Passione che stiamo per celebrare. Una passione lo consumava, e ancora oggi lo consuma. Una passione che splende per la totalità, per il senza misura, sino all’estremo.

E come poteva Maria, la sua amica, celebrare l’amore del suo amico e maestro, un amore senza misura, senza calcoli? Lei che lo vedeva andare a morire, lei che da lui aveva imparato che dall’amore non ci si trattiene? Se ami veramente, non puoi trattenerti! Come poteva se non con un unguento preziosissimo, una cosa da capogiro? Perché da capogiro era l’amore del suo amico e maestro. Seguendo i passi di Gesù, in questa Settimana Santa, contempleremo, ancora una volta stupiti, fin dove mai lo spinse amore. E allora permettetemi una interpretazione, azzardata dal punto di vista esegetico, ma non forse dal punto di vista del cuore. Rileggendo il brano di Giovanni (11,55−12,11), mi sono fermato al particolare commovente, di Maria che cosparge di unguento profumato i piedi di Gesù e li asciuga con i suoi capelli. È il gesto di una donna che ama. Chissà quante cose voleva dire la donna con quel gesto di una tenerezza estrema. Mi sono fermato ai piedi. E ho pensato a Gesù, a Gesù che un giorno, invitato a pranzo da Simone, il fariseo, con estrema franchezza, senza giri di parole, gli fece notare che non gli ha aveva dato l’acqua per i piedi, l’acqua per i piedi stanchi, un gesto di delicata tenerezza (cfr. Lc 7,36-50). Quanto potevano essere stanchi i piedi di Gesù per il suo incontenibile andare! Non gli aveva dato l’acqua a sollievo dei piedi. Maria, al contrario, è come se riconoscesse quell’incontenibile andare del suo amico, come se anticipasse la fatica dell’ultimo tratto di salita che lo porta alla croce. Maria glieli cosparge di unguento prezioso. I piedi. Pensate ai piedi instancabili del Rabbì di Nàzaret: di quante sabbie nel suo andare si saranno caricatiti quei piedi! Lui mai fermo, in cammino per amore. In ricerca, per amore.

Angelo Casati

(Tratto da: A. Casati, Storie di donne e di profumi, Centro Ambrosiano)

Libro collegato

Bolognesi Elena
Centro Ambrosiano

 16,15

Con lo stile della Lectio divina, il libro offre un ricco cammino di riflessione per il tempo della Quaresima e della Pasqua. Le omelie intense di don Casati fanno riflettere sull’uomo e sul tempo presente, con una capacità sorprendente di evitare i luoghi comuni e innalzare lo sguardo al vero senso della vita e della rivelazione pasquale. Preziose pagine utili alla preghiera e alla meditazione personale – di laici e preti – che attingono sempre alla ricchezza e alle provocazioni del testo biblico e dei Vangeli. Ed io a chiedermi se anche oggi Gesù, il Vivente, non debba essere raccontato per voce di donne, con il loro profumo, con una porta che si apre quando fuori è ancora buio ed è luna piena nel silenzio del cielo.
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