Prima settimana di Quaresima (4)

Può l’annuncio di una morte essere una “buona notizia”?

10 Marzo 2025

La gioia del cristiano scaturisce dall’ascolto e dall’accoglienza della Buona Notizia della morte e risurrezione di Gesù: il kerygma. Esso riassume il Mistero di un amore «così reale, così vero, così concreto, che ci offre una relazione piena di dialogo sincero e fecondo» (Francesco, Christus vivit, 117).

Questa frase di papa Francesco ci sorprende: può l’annuncio di una morte essere una “buona notizia”, anche se unita all’annuncio della risurrezione? Che tipo di gioia è quella del cristiano se sgorga dal costato trafitto di un morto?
Morte e risurrezione di Gesù sono il kerigma, parola importante per la fede che significa “annuncio”. «Vi annuncio un fatto decisivo e definitivo. Rivoluzionario perché riguarda, nello stesso tempo, la rivelazione del volto di Dio e il destino ultimo dell’universo e dell’umanità.»
Se dovessimo dire cosa, oggi, noi e i nostri contemporanei desideriamo di più certamente non penseremmo a un annuncio del genere. Esso, infatti, suona anacronistico, astratto, ma soprattutto incredibile e quindi totalmente inutile. D’altra parte, noi sappiamo che la Chiesa esiste solo per ripetere questo annuncio a tutti gli uomini, in tutto il mondo (o i mondi) e per tutti i secoli che aspettano l’umanità prima del ritorno glorioso di Gesù che “certificherà” ciò che nei secoli la Chiesa ha annunciato. È, perciò, necessario che questo kerigma sia ben ascoltato e accolto. Se esso è il senso della fede dobbiamo conoscerlo e amarlo sempre di più.
Ascoltare e accogliere: questo è l’esercizio quotidiano che ci è richiesto sempre, non solo in Quaresima. Ascoltare e guardare alla Croce di Gesù può essere fatto in molti modi, non tutti corretti e non tutti necessari alla fede di oggi.
Mi preme in particolare cercare di togliere alla Croce quel “sapore dolorifico” per cui la sofferenza, in qualche modo, ha valore in sé. Gesù ci ha salvati non perché ha sofferto ma perché ha vissuto una comunione totale e decisiva con l’umanità. Siamo salvati dall’amore e non dal dolore; certo il dolore è importante e quello della Croce, in modo speciale, manifesta la grandezza dell’amore. È l’amore che dona una prospettiva e un senso al dolore e questo ci autorizza a combattere il dolore e a non andarlo a cercare quasi fosse uno strumento per stare più vicini a Gesù. Il dolore è la visita di Dio che ama non perché castiga ma perché condivide sino alla fine la nostra condizione.
Questo è un grande Mistero che solo l’amore permette di intuire. Perché Dio, che è misericordia, permette il dolore? E, in modo ancor più drammatico, il dolore innocente? Gesù non lo permette ma soprattutto non lo evita e soffre per noi e con noi. Solo un grande amore può dare un senso a questo comportamento.
Spesso vediamo che l’amore spinge a diventare una cosa sola con la persona amata. La Croce di Gesù ci salva perché è lo spettacolo dell’amore folle di Dio che rischia di alienarsi le simpatie degli uomini pur di prendere su di sé il dolore degli uomini. Dio ama al punto di dire: «Se soffri tu, soffro anch’io». Dunque il dolore è una “visita di Dio” che, condividendo la passione dell’uomo, gli manifesta un amore così grande che diventa sorgente di gioia.

Pierluigi Galli Stampino

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Galli Stampino PierLuigi
In Dialogo

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Le meditazioni proposte per il tempo di Quaresima, la Settimana Autentica e il triduo pasquale prendono spunto dalle parole di papa Francesco e invitano il lettore a sgombrare il campo da superficialità e pregiudizi, per “lasciarsi riconciliare con Dio”. Solo così lo sguardo sarà limpido per accogliere il dono della Pasqua. «Chi crede in questo annuncio – avverte papa Francesco – respinge la menzogna secondo cui la nostra vita sarebbe originata da noi stessi, mentre in realtà essa nasce dall’amore di Dio Padre, dalla sua volontà di dare la vita in abbondanza». Fare Pasqua, allora, significa aprirsi a questo immenso amore di Dio, che poi spinge ciascuno a guardare ai fratelli e ai poveri con lo stesso atteggiamento misericordioso usato dal Padre verso ciascuno dei suoi figli. Con le meditazioni quotidiane l’Autore accompagna il lettore in questo cammino di risurrezione, che guarda alla Croce come fonte di vita nuova.
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