I come Incanto

Siamo ancora capaci di incanto, di stupore? Ci lasciamo sorprendere?

05 Marzo 2025

Incantarsi è operazione diffidata, verbo in sospetto. Tant’è che in stagioni di accelerazioni spinte, spinte e spietate, poco o tanto che indugi, ti puoi sentir dire, e a rimprovero: «Non incantarti, muoviti, qui non c’è da perdere tempo». Incanto come perdere tempo. Poesia come perdere tempo. Perdere tempo, perché ti incanti, ti incanti davanti a Dio, o all’altro, o alla vita. Ma quando succede, ti guadagni la beatitudine del Vangelo, quella degli occhi: «Beati i vostri occhi perché vedono» (Mt 13,16). Mi perdonino gli esegeti se spudoratamente traduco: «Beati i vostri occhi perché si incantano». Per il vangelo c’è un guardare senza vedere, un guardare che sta fuori, che non si affaccia al mistero o un guardare che invade senza pudore, che è un occupare senza capire, cioè senza accogliere. Nell’uno e nell’altro caso è un guardare distante.
Ci si incanta quando si guarda con tenerezza. C’è modo e modo di guardare, e c’è modo e modo di essere guardati. Tutti ne facciamo esperienza. Esperienza di sguardi. Di un modo e di un altro di guardare e di essere guardati, da assenti o da presenti. Guardato con occhi assenti, non ti senti sfiorato; guardato con occhi attenti ti senti toccato nella pelle. E più dentro ancora della pelle.

Forse siamo troppo «adulti» per provare ancora stupore, troppo «maturi» per lasciarci sorprendere dai sentimenti e dalle emozioni o forse troppo indaffarati a correre, troppo imprigionati dalla banalità per essere sedotti dalla gloria di Dio che abita i cieli e abita ogni creatura. Come pendolari ci succede di viaggiare ogni giorno sul treno della vita, il volto infossato in riviste e giornali, men tre fuori accade all’orizzonte – ma non ce ne accorgiamo – il miracolo della catena dei monti, fatti neve e luce nell’ora del mattino.
Essere fanciulli, essere lattanti, stare sulla soglia. Attendere la fessura, da cui spiare, adorando, il mistero.
Tu Dio, hai dato voce ai piccoli, hai sbarrato la strada ai giganti, ai presuntuosi del tuo nome, ai professionisti dello spirito, agli invasori del mistero, agli uomini e alle donne che celebrano non il tuo, ma il loro nome.

Angelo Casati

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Centro Ambrosiano

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In questo volume, Angelo Casati, nel segno della libertà, percorre sentieri che toccano l’esistenza di ogni persona, a partire da alcune parole chiave evocative. L’autore racconta volti, incontri, sensazioni… riscatta nelle parole sacre l’entusiasmo degli inizi, si fa portatore del magnifico azzardo di credere. (altro…)
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