L’arcivescovo Mario Delpini ha lanciato un accorato appello in occasione del discorso alla città di Milano il 6 dicembre 2024, rivolgendosi ai cittadini e agli amministratori milanesi. Le sue parole, dense di significato, aprono una riflessione profonda in vista dell’Anno santo 2025, sottolineando l’urgenza di un cambio di prospettiva per affrontare le sfide del nostro tempo.
Un’umanità stanca: il richiamo alla compassione
«L’umanità è stanca e chi ha responsabilità per il bene comune deve sentire il compito di procurare sollievo», esordisce Delpini, invitando a una riflessione collettiva. Il suo invito non si limita a un monito per le istituzioni, ma si estende a ciascuno di noi: «Abbiate compassione di voi stessi, dei vostri contemporanei, dei vostri figli e trovate il modo di far riposare la terra!».
Questo appello alla compassione e al sollievo introduce una visione che non riguarda solo il presente, ma il futuro stesso delle generazioni che verranno.
Tensioni da comporre: sviluppo, sostenibilità e crisi globale
L’arcivescovo invita a trovare un punto di equilibrio tra tensioni che sembrano inconciliabili. «Siamo chiamati a comporre le tensioni che sembrano inconciliabili: sviluppo contro sostenibilità, crisi ambientale contro crisi sociale, dimensione globale contro quella locale».
Secondo Delpini, è necessario un cambio di prospettiva, un punto di vista “più alto” che tenga insieme gli aspetti culturali e spirituali in gioco. Per farlo, occorre lavorare tutti insieme, coltivando uno sguardo “contemplativo” capace di abbracciare la complessità del nostro tempo.
Il Giubileo del 2025: il principio sabbatico come guida
L’Anno santo 2025, indetto da Papa Francesco, rappresenta per l’arcivescovo un’attuazione concreta del “principio sabbatico”. «Se Dio ha sentito l’esigenza di riposare, così occorre lasciare anche agli esseri umani e alla terra la possibilità di farlo», spiega Delpini.
Questo principio, radicato nella tradizione biblica, diventa un richiamo attuale per il nostro tempo. Senza il rispetto del riposo, avverte l’arcivescovo, «si esaurisce lo spazio dello spirito umano: la stanchezza non trova sollievo, l’umano affaticato non vive le condizioni per una ri-creazione».
Un esercizio attivo: ascoltare il grido della terra
Delpini chiarisce che «lasciare riposare la terra non significa scegliere di assentarsi dalla storia o immaginare un periodo di semplice inerzia». Al contrario, sottolinea come sia necessario un impegno attivo: sospendere le abitudini per ascoltare il grido di aiuto che si eleva dalla terra.
«La speranza nasce anche grazie alla (e in conseguenza della) assunzione di responsabilità individuali e collettive», aggiunge Delpini, evidenziando l’importanza di un impegno condiviso per creare un futuro sostenibile.
Un invito alla riflessione e all’azione
L’appello dell’arcivescovo Mario Delpini risuona come un richiamo profondo a ripensare il nostro rapporto con il mondo, con gli altri e con noi stessi. In un momento storico segnato da crisi globali e tensioni crescenti, il Giubileo del 2025 può rappresentare un’opportunità per ritrovare equilibrio e dare nuovo spazio allo spirito umano, alla compassione e al riposo della terra.