“Le modalità con le quali Sturzo si pone di fronte al fenomeno mafioso offre una ulteriore dimostrazione della sua capacità di concepire la politica come progetto, come visione”. Lo afferma Rosy Bindi, già presidente della commissione parlamentare antimafia, al convegno sul fondatore del Partito popolare in corso a Milano. Sturzo mostra una “nuova politica, che guarda al futuro, con la capacità di anticipare temi che noi stessi oggi incontriamo”.
Fra questi, gli argomenti dell’Europa e gli scenari internazionali; una economia – con dimensione etica – orientata alla giustizia sociale; una politica che guida i processi, non li subisce. “Sturzo a quel tempo, quando altre voci autorevoli negavano l’esistenza della mafia, la descriveva e ne denunciava il radicamento nella realtà siciliana”. “All’uccisione di Emanuele Notarbartolo”, direttore generale del Banco di Sicilia, prima vittima eccellente di Cosa nostra, Sturzo “scrive una breve opera teatrale, perché sa che per parlare al popolo, e metterlo in guardia dalla mafia, non basta un articolo o un discorso, ma ci vuole un’opera popolare, che parli alla gente”. Sturzo anticipa “ciò che noi diciamo oggi: l’arma vera della mafia non è la lupara, ma è la corruzione”.
Don Sturzo, cent’anni dopo buone ragioni per una nuova politica – Intervista a Rosy Bindi
Don Sturzo, cent’anni dopo buone ragioni per una nuova politica – Intervista a Matteo Truffelli
Intervento di Alberto Mattioli
Intervento di Matteo Truffelli
Intervento di Antonio Carioti
Intervento di Marco Vitale
Intervento di Rosy Bindi